Approfondimenti

3. Diagramma di redditività

Il diagramma di redditività è uno strumento che permette di conoscere il volume di produzione minima in corrispondenza del quale i ricavi totali coprono i costi totali.

Tale diagramma, tuttavia, presenta una serie di limiti.

Il primo consiste nel fatto che ipotizza che tutta la produzione realizzata sia anche venduta. Non considera, quindi, la presenza del magazzino.

Infatti, l’ipotesi di partenza è che le rimanenze finali siano uguali a quelle iniziali. 

Nel determinare il punto di pareggio si pone la seguente relazione

pQ = CF + cvQ.

dove

p è il prezzo di vendita unitario;

Q la quantità venduta

CF il costo fisso;

cvQ il prodotto tra costi variabili unitari e quantità prodotta.

E’ evidente, quindi, che la relazione presuppone che Q sia al tempo stesso sia la quantità prodotta che quella venduta.

Un secondo limite è dato dall’ipotesi che il prezzo unitario di vendita sia costante. Però, come è noto, accade spesso che tale prezzo vari in funzione della quantità venduta poiché il produttore applica prezzi di vendita più bassi ai clienti che acquistano maggiori quantitativi.

Altra ipotesi di partenza che non sempre si riscontra nella realtà è quella che relativa ai costi variabili che a volte non risultano essere proporzionali.

I costi variabili sono, per definizione, costi che variano al variare della quantità prodotta. Non è detto però che il costo vari in modo proporzionale al variare del volume della produzione.

Facciamo alcuni esempi.

Supponiamo che il costo variabile unitario ammonti a 1 euro per pezzo prodotto.

Il costo di dice proporzionale.

Se l’impresa produce 1 pezzo sostiene un costo di 1 euro.

Se produce 2 pezzi sostiene un costo di 2 euro.

Se ne produce 100 di pezzi sostiene un costo di 10 euro.

Graficamente questi costi li possiamo rappresentare così.

 

Ed è questo, per l’appunto, il tipo di costo variabile ipotizzato nel diagramma di redditività.

Il costo però può variare anche in modo meno che proporzionale rispetto al volume della produzione. In questi casi di parla di costo degressivo che graficamente si presenta così:

Può anche accadere che, oltre un certo livello di produzione i costi variabili decrescono al crescere delle quantità prodotte. Si parla allora di costi regressivi che sugli assi cartesiani appaiono così:

 

E’ anche possibile che i costi crescano in maniera più che proporzionale al variare del volume della produzione. Si parla, in questo caso di costi progressivi che possiamo rappresentare nel modo seguente:

 

Inoltre, nel diagramma di redditività il volume della produzione viene considerato l’unico elemento che può determinare una variazione dei costi. Non si tiene conto, ad esempio, di altri fattori che possono incidere sui costi, come ad esempio la qualità del prodotto.

Infine, esso non tiene conto della difficoltà che spesso si incontrano nella pratica, nel distinguere tra costi fissi e costi variabili , né considera che anche l’entità dei costi fissi può variare nel tempo.

Nonostante questi limiti, il diagramma rimane un valido strumento per determinare il punto di pareggio e rappresenta un punto di partenza per condurre analisi di breve periodo.